Non c’è dubbio che la pandemia da Coronavirus abbia cambiato radicalmente il nostro modo di fruire l’intrattenimento, e non parliamo solo dei concerti: il distanziamento sociale, il numero ridotto di posti in alcune situazioni, il controllo dei Green Pass per entrare in altre… Tutte cose che ci creano, nella migliore delle ipotesi, ansia.
Nella peggiore, ci portano a rinunciare a partecipare all’evento… O a cancellarne l’organizzazione.
Guardare a luoghi “diversi” per i propri eventi
Per i primi anni dell’era Covid, il senso di angoscia ha abbandonato gli spettatori solo quando si sono sentiti più tranquilli in cornici all’aperto, ma anche se l’Italia ha un clima mite per buona parte dell’anno, non è sempre possibile organizzare questo genere di appuntamenti.
Un’idea è di trasformare il proprio concerto o festival in dei veri e propri happening, unendo la sicurezza delle condizioni di tutti – musicisti e astanti – al concetto di esclusività. Ne sanno qualcosa i tipi di Unplugged in Monti, che ben prima dell’epidemia avevano organizzato a Roma concerti su terrazze coperte o in chiese – distanza assicurata e una cornice favolosa.
E che dire dei Måneskin, esibitisi nel Parco del Colosseo? Certo, i Fori Imperiali non sono un luogo accessibile a tutte le band, ma con un po’ di attenzione al territorio dove avete residenza, troverete che possono esserci siti storici i cui responsabili sono più coinvolgibili (e convincibili!) di quanto immaginate: la loro collaborazione si traduce, più spesso di quanto non si pensi, in maggiore attenzione e quindi più visitatori per il monumento o l’area che gestiscono.
Si pensi, ancora, agli Zen Circus che per il Concerto del Primo Maggio si sono esibiti dallo Scoglio della Meloria, al largo di Livorno, o all’intera serie di concerti online della piattaforma Cercle, visibili su YouTube.
Invece di andare online…
A proposito di online, ovviamente gli eventi via Zoom o Facebook sono diventati una consuetudine nei momenti più neri del lockdown: oggi possiamo pensarli come un premio per fidelizzare dei fan particolarmente vicini alla nostra formazione, ma poco più.
Al posto di questi, che sicuramente risultano poco ansiogeni (ma in compenso sono molto freddi) si possono immaginare dei concerti “a puntate”, ripetuti tante volte quanto è il numero massimo di spettatori da accogliere mantenendo la sicurezza.
Diminuire il numero dei presenti sicuramente aumenterà il senso di esclusività (e chi verrà sarà felice di pagare qualcosa di più!): perché non provarci?
E voi, quali altre idee per continuare a suonare dal vivo in ogni “condizione epidemiologica” conoscete?